Le opere create, provocate o danneggiate da Giselle Beiguelman sono come immagini in transito, a metà strada tra una rappresentazione del mondo esterno e una sorta di autoanalisi sulla natura intrinseca delle immagini. In un solo movimento, queste immagini rumorose esprimono una possibile visibilità del paesaggio concessa tra due diversi apparati e pongono interrogativi sulla propria capacità di rendere tale operazione effettiva.
L’ambientazione creata dalle opere che fanno parte di Cinema Lascado (Cinema Scheggiato) non deve essere vista, quindi, come una serie di immagini totalizzanti che aspirano a rendere più chiari i contorni di un progetto estetico completato. Si tratta di immagini che, poste tra la possibilità di enunciare un referente – adulandolo attraverso una rappresentazione enfatica – o di rinunciare a un posto nel mondo, quindi negando e astraendo ciò con cui l’artista ha confrontato l’apparato che cattura l’immagine, scelgono di domandarci: cos’è un’immagine, dopotutto?
Queste immagini che pensano immagini, formate da superfici rugose e fragili che spesso contengono colori inattesi che emergono da relazioni binarie conflittuali, spingono la percezione visiva a cercare l’origine della propria instabilità: un territorio che deriva da forze diverse e opposte che, a loro volta, derivano da movimenti tettonici scatenati dall’artista stessa, produce superfici che si sforzano di armonizzare e creare un’estetica erratica dalle rovine scaturite dallo scontro di queste forze antagoniste.
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Il frutto del dialogo forzato tra apparati che non parlano la stessa lingua – ad esempio, un’app per montare video per immagini a bassa risoluzione che l’artista usa per elaborare immagini fisse ad alta risoluzione – è un’immagine strappata, una serie di fratture che danneggiano il file originale e generano, nell’immagine centrale, un nuovo periodo di tempo. È il tempo dello sguardo allungato e decelerato.
Questo tempo che interroga la nostra percezione visiva annuncia ciò che possiamo catturare da una “immagine pensante” che erra tra le trasparenze e le opacità.
Secondo lo studioso Emmanuel Alloa «attraverso la sovraesposizione della granularità, la materialità dell’immagine getta sabbia dentro gli ingranaggi del visivo e crea il suo proprio tempo, quello dello sguardo»[1].
Come ci ricorda Roland Barthes, questo è il momento preciso in cui la fotografia diventa rivoluzionaria, «non quando spaventa, sconvolge o anche solo stigmatizza, ma quando è pensosa»[2].
Questa sorta di estetica delle rovine, che deriva da operazioni che fanno collidere immagini e apparati tecnologici, rende evidente la fragilità delle immagini binarie e volatili che quasi spontaneamente generiamo nella nostra vita quotidiana; allo stesso tempo essa rafforza la loro anatomia instabile che, quando riconfigurata, offre agli artisti un vasto territorio per creare approcci originali sulla percezione nel mondo contemporaneo.
Il teorico Vilém Flusser, nel suo imprescindibile testo Towards a Philosophy of Photography (Verso una filosofia della fotografia), fa appello agli artisti affinché svelino l’interno delle scatole nere delle fotocamere o con l’obiettivo di deprogrammare l’automatismo e la visione pastorizzata di questi apparati. Beiguelman, a partire dalle sue trincee, disarma la potenza comunicativa unidirezionale delle immagini, rivela le loro fratture e ci conduce a convivere con la dialettica. Un’operazione estremamente salutare contro l’eccessiva ideologizzazione della comunicazione; apre le porte alla riflessione su significati più complessi e meno dogmatici delle immagini. Le Opere che fanno parte di Cinema Lascado ci ricordano che l’immagine e l’immaginazione non devono mai essere scisse l’una dall’altra.
[1] ALLOA, Emmanuel. Entre a transparência e a opacidade – o que a imagem dá a pensar. In: Pensar a imagem [Penser l’image]. Emmanuel Alloa (org.). Belo Horizonte: Autêntica Editora, 2015.
[2] BARTHES, Roland. A câmara clara: nota sobre a fotografia. [Camera Lucida: Reflections on Photography]. Rio de Janeiro: Nova Fronteira, 1984.
[1] ALLOA, Emmanuel. Entre a transparência e a opacidade – o que a imagem dá a pensar. In: Pensar a imagem [Penser l’image]. Emmanuel Alloa (org.). Belo Horizonte: Autêntica Editora, 2015.
[2] BARTHES, Roland. A câmara clara: nota sobre a fotografia. [Camera Lucida: Reflections on Photography]. Rio de Janeiro: Nova Fronteira, 1984.
Giselle Beiguelman. Cinema Lascado, a cura di Eder Chiodetto, Caixa Cultural, San Paolo del Brasile, fino al 25 settembre. Questo saggio è il testo critico del curatore Eder Chiodetto che accompagna la mostra
immagini Cover 1) Giselle Beiguelman – Cinema Lascado Perimetral, duo channel video installation, 2016 (video still) 2) Giselle Beiguelman – Noisy landscapes, 75 x 100 cm, ink jet print on paper (2016) 3) Giselle Beiguelman – Deserto Rosso, 60 x 42 cm, ink jet print on paper. (2016) (4) Giselle Beiguelman – Cinema Lascado, duochannel videoinstallation, 2010 (trailer) (5) Giselle Beiguelman Cinema Lascado Minhocão duo channel video installation, 2010 (video still)