I due artisti italiani Tamara Repetto Raffaele Quida si scelgono per confrontare i loro percorsi di ricerca, tanto diversi quanto complementari, per unirli nella visione unica di un progetto comune. E’ da questo incontro e da quello con Michela Casavola, che ha seguito e curato il progetto, che nasce la mostra «e’», pensata per gli spazi dello storico Palazzo Mongiò a Galatina (Lecce).
«E’», terza persona del verbo essere, sintetizza tutto ciò che, in maniera diversamente poliedrica, i due artisti esprimono attraverso le installazioni che, in dialogo con l’antico palazzo, tessono un racconto esperienziale. Partendo dalla carta come leit motiv della mostra la narrazione si allarga sull’esistenza, rintracciata tra il pieno e il vuoto e nello scorrere del tempo. Presenza e assenza rimbalzano tra il mondo liquido e quello fisico ad un ritmo che l’epoca digitale rende sempre più serrato e incalzante e sempre meno delimitato nelle sue linee di confine. Per Raffaele Quida la carta è un « mezzo per evidenziare il trascorrere del tempo, mentre il pigmento è l’esserci in trasformazione». E con queste proprietà diventa complice per dare forma a due stati impercettibili dell’essere e dell’esserci, nel momento in cui questi non sono percepibili, ovvero quando lo spazio è vuoto e quando il tempo agisce invisibile lasciando traccia di sé nel suo operato, nei segni di una trasformazione. Per Tamara Repetto la carta è percepita come «materia e supporto informativo in via di estinzione dentro il mondo fluttuante dell’era digitale». La carta, ma anche il processo industriale con cui diventa tale, sono richiamate all’attenzione di tutti i sensi, liberate nello spazio in una poesia poli-sensoriale capace di catturare e attivare tutte le facoltà percettive (visive, olfattive e sonore) al punto tale da far diventare la sua presenza indiscutibilmente tangibile così come anche la sua origine tecnologica.
Con l’immersione di fogli di carta in un pigmento nero (Esercizi di Istante) Raffaele Quida marca e scandisce il tempo attraverso numeri che contano il periodo di immersione, e lo rende, quindi, visibile. Anche in Punti di Incontro il tempo è presente nei segni che gli effetti dei raggi di lampade che cadono dal soffitto lasciano sulla carta termosensibile appoggiata su lastre di vetro. Quando, poi, involucri di carta, chiamati in gioco per l’omonima installazione, contenenti polvere di cemento sono sottoposti alla trasformazione dettata dal contatto con l’acqua, questi, ad un certo punto, lasciano la scena al «vuoto» che compare allo scomparire della carta – completamente assorbita – e nel momento in cui la polvere si concretizza e si condensa in un blocco di cemento.
Per Tamara Repetto la carta è al centro di tutte le sue opere, da quelle che si esprimono unicamente attraverso il disegno, come nella sua serie di Frattali, di cui alcuni presenti in mostra, a quelle più tecnologiche di cui i bozzetti preparatori sono un momento importante di immaginazione, di progettazione e di ricerca prima che la loro realizzazione abbia luogo. Alla condensazione della materia di Quida, Repetto risponde con la sua liberazione nello spazio in una dimensione tutta sensoriale. Oniria, questo il nome della sua installazione, sprigiona la carta e il suo processo di produzione in suoni e odori, coinvolgendo tutte le facoltà percettive, espandendosi e diffondendosi in tutto lo spazio. Così Tamara entra nella fabbrica di carta Burgos e ne cattura dei campioni di odori e di suoni (quelli dei macchinari). Gli odori saranno trasformati dalla profumeria artistica Nobile che si occupa di tecnologie applicate alla profumazione d’ambiente in cialde olfattive da diffondere attraverso studiati sistemi di ventilazione. I suoni sono restituiti allo spazio attraverso degli speaker su sei canali audio, due fissi e quattro in movimento. Questi «dispositivi sensoriali» sono contenuti all’interno di un’installazione che scioglie la struttura in due sezioni circolari di legno e plexiglass, un confronto tra temperature di materiali diversi caro all’artista., e una forma che evoca quella delle bobine di carta degli impianti della fabbrica di produzione.
Oniria chiama la memoria olfattiva di quando si sfoglia un libro, ma accende anche i riflettori sull’origine della carta come prodotto tecnologico e – in quanto prodotto dell’industria, origine prima delle trasformazioni della cultura e del sapere moderni, dalla memorizzazione di dati su fogli scritti, alla distribuzione di massa con l’invenzione della stampa, fino al suo diluirsi nel mondo liquido dell’informazione, casa di una nuova oralità e anticamera di un sapere ormai incatenato nell’informazione mediatica.
I due artisti giocano così con l’«assenza» e di questa ne svelano la presenza e la rendono tangibile. «L’assenza – così conclude Michela Casavola il saggio che accompagna la mostra – provoca la mancanza materica di qualcosa che non è più tangibile al tatto, ma gli artisti ne stimolano la sua percezione, e riaccendono nello spettatore esperienze sensoriali, ricordi e inconsce conoscenze arrivando all’essenza pura e primordiale». (Michela Casavola)
«E’», a cura di Michela Casavola (coordinamento Cosessantuno Artecontemporanea), Palazzo Mongiò, Galatina (Lecce), 11.10 – 29.10.2014. La realizzazione dell’installazione Oniria, di Tamara Repetto, è stata resa possibile dal supporto tecnico di Nobile, di Oikos Fragrances e di Antonio Alessandria.
immagini (cover) Tamara Repetto, Oniria. 2014 Foto di Annamaria La Mastra (1) Tamara Repetto, Raffaele Quida. Foto di Annamaria La Mastra (2) Raffaele Quida, Alienazione. 2014 Foto di Annamaria La Mastra. (3) Tamara Repetto, Castanea. 2013 Foto di Annamaria La Mastra.
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