Tra i pochi artisti italiani della sua generazione a ibridare new media e arte oggettuale, Lino Strangis (Lamezia Terme 1981) negli ultimi dieci anni ha elaborato un universo stilistico e concettuale centrato sull’esplorazione di quella sofisticata «macchina» che è il computer, mutuandone anche gli aspetti iconografici: colori saturi e squillanti, forme semplificate, effetti di moltiplicazione, solarizzazione, e così via.
Gli oggetti in cui i monitor sono talvolta incastonati in assemblages realizzati con materiali di recupero si collocano lungo una linea che risale, per certi versi, fino a Fluxus. Ma il tipico aspetto un po’ retrò proviene soprattutto dall’evocazione dell’universo teorico e immaginifico della psichedelia, intesa come capacità visionaria che permette di superare i limiti del reale e delle condizioni storicamente date, per immaginare – nel caso di Strangis – un futuro in cui le leggi che regolano lo spazio virtuale del computer valgono anche per quello prosaicamente quotidiano. Il software e l’hardware non sono quindi solo strumenti in senso tradizionale, ma nutrono la fantasia dell’artista e guidano la sua ricerca emancipandola, per esempio, dai limiti imposti dalla forza di gravità, dal tempo lineare e non reversibile, dalla separazione fra oggetti e forme di vita.
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In particolare in Just an Apple (2015), il video che ha ispirato il resto dei lavori in mostra, si osserva la rivisitazione del mito fondativo della mela: una forma all’interno della quale si scorgono le profondità inesplorate della mente umana, e la cui sfera evoca agevolmente quella del pianeta sul quale, per il momento, abitiamo. La musica rarefatta e minimalista aiuta a percepire il viaggio condotto dal frutto (e al suo interno) nello spazio virtuale, come un’immersione in un universo parallelo di cui, tuttavia, qualcosa emerge anche nella realtà di tutti i giorni, abitata, più che da avveniristici cyborg, da esseri in simbiosi con la natura, che ricordano l’utopia del sorprendente Avatar (2009, regia di James Cameron). Il titolo del video, d’altronde, è un’ironica riappropriazione della mela ormai miseramente ridotta a logo di una società leader nell’elettronica di consumo. Strangis ribalta le astuzie del marketing e le gioca a proprio vantaggio, riportando l’attenzione sui processi capillari di espropriazione del senso, dell’immaginario e del tempo incessantemente esercitati dal capitalismo.
Lino Strangis. Presente Ulteriore, Associazione culturale AOC, Via Flaminia, 58, Roma, fino al 29 maggio 2015 (il testo qui pubblicato di Francesca Gallo è il testo che accompagna la mostra).
immagini: E.T.E.R.E. project, Mondificazioni, improvvisazione multimediale, AOCF58, 14 maggio 2015, nell’ambito della mostra iLino Strangis Presente ulteriore, a cura di F. Gallo