La giornata di studi dedicata a Mario Sasso (1934), organizzata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e curata da Silvia Bordini, ha aperto una finestra sull’intero percorso di un artista che è stato un pioniere nell’aver adottato la tecnologia per declinare e approfondire la sua ricerca pittorica. Diversi sono gli strumenti adottati da Sasso per «dipingere» e conoscere il mondo, quello riflesso nella personalità delle persone, quello che si interseca con i paesaggi urbani, quello che prende forma nella dinamica e ubiquitaria spazialità moderna. Silvia Bordini, che ha orchestrato questa giornata, segue l’opera di Sasso da diverso tempo e attraverso il filtro di una visione aperta – nei progetti realizzati assieme – manifesta nella naturalezza con cui ha considerato, e considera tutt’ora, i lavori prodotti per la televisione, le opere pittoriche, e le video installazioni, come diverse sfaccettature di un’unica ricerca.
Gli interventi degli studiosi invitati, Francesca Gallo, Pietro Montani, Claudio Zambianchi, artisti, come Maria Grazia Pontorno, e i molti che sono intervenuti durante la giornata – hanno permesso di ripercorrere la radice pittorica in tutto il suo iter creativo, a partire, con l’intervento del Prof. Claudio Zambianchi, dalle pitture dei primi tempi, dove ritrovare il filo conduttore che accompagna la sua variegata e poliedrica ricerca, fino alla più recente «produzione elettronica».
La sua creatività, connubio tra conoscenza della tecnica e predisposizione alla sperimentazione, è stata stimolata dalla lunga collaborazione con il canale televisivo italiano Rai – Radio Televisione Italiana (1959-2005). É Mario Sasso stesso ad introdurre questa sua esperienza, premessa fondamentale al suo lavoro, e parentesi importante della storia della televisione e della cultura italiane.
Alla fine degli anni Cinquanta, oltre alle pubblicità commerciali, programmi di intrattenimento e cicli di film, erano preceduti da sigle introduttive, un impaginato del palinsesto fine a sé stesso, non vincolato da alcun fine commerciale. Questo ha significato potersi esprimere in termini creativi, senza compromessi di sorta e Sasso lo ha fatto proprio in relazione alla sua attitudine pittorica. «Sono stato subito incuriosito – racconta l’autore in una bella intervista con Francesca Gallo realizzata per il volume dedicato a Silvia Bordini – dalla possibilità di «riscaldare» l’immagine video, e ho iniziato a farlo ancor prima che arrivassero strumenti come paint box (il primo vero antecedente di Photoshop), una sorta di penna che potevi usare come matita e pennello[1]». Da questa prima esperienza, Sasso intuisce da subito che «video tape e videoinstallazioni hanno una coreografia e che si basano su diversi elementi ritmici e cromatici che vanno orchestrati». In questo filone di sperimentazioni la pittura si è intrecciata con la grafica, e il video. Sigle, come le prime produzioni tridimensionali realizzate per introdurre i telegiornali del 1984 (tg2) e del 1986 (tg3) – con le musiche di Brian Eno – sono entrate nell’immaginario collettivo italiano; sono state anche presto riconosciute come opere d’arte a sé stanti. La sigla ideata per «Non è mai troppo tardi», storica trasmissione per l’alfabetizzazione degli italiani, ripercorre invece un pezzo di storia che non molto tempo fa raccontava di un’Italia radicalmente frammentata oltre che dagli usi e dai costumi, anche, e soprattutto, dai dialetti regionali. Ad una carrellata di venticinque, su più di cento sigle prodotte per la RAI, sono seguite le video-clip dei count down realizzati per l’impaginazione di rete di RAISat nel 1990 da artisti invitati da Sasso, come Baruchello, Canali, Nespolo, Luzzati, Plessi, Cucchi, Verde, Paik, Patella, Boetti e Studio Azzurro, chiamati a sperimentare dieci secondi di girato, per combinare il segno riconoscibile di ciascuno di loro con un diverso genere televisivo.
Questa lunga esperienza artistica di Mario Sasso, sfociata in un verso e proprio «genere televisivo», trova continuità nella più recente evoluzione elettronica, con la sua produzione di video installazioni, particolarmente intensa dagli anni Novanta. Il ruolo di primo piano che la pittura occupa nelle sue opere rimane tale anche quando le modalità di ripresa sono affidate al movimento della mano e alla casualità.
Gli studiosi si alternano negli interventi per chiarirne sfaccettature diverse, come la lettura di Pietro Montani che localizza il lavoro di Sasso, con particolare attenzione ai suoi video-paesaggi urbani e alle sue opere realizzate su carte topografiche, in uno spazio al di fuori della griglia cartesiana. Il «cine-occhio» esce dal sistema cartografico per diventare sguardo che opera all’interno dell’ambiente che vive. Lo spazio prende forma in ciò che esiste tra il sé e lo spazio ripreso, tra il reale e il virtuale, un territorio, quindi, non «cartografabile». Francesca Gallo prosegue con la contestualizzazione del suo lavoro nel panorama di sperimentazioni del contemporaneo di artisti che, in una ricerca tutta pittorica, sono ricorsi anche al mezzo elettronico. La giovane artista Maria Grazia Pontorno, ricorda invece i cinque anni in cui ha affiancato il lavoro di Sasso come assistente di studio. Una testimonianza, questa, altrettanto importante per completare il ritratto di un artista che ha coltivato la sua creatività in dialogo con gli altri, uno scambio favorito anche dal suo esser parte dell’Associazione Operatori Culturali Flaminia 58. Quartier generale di questa associazione di artisti, sono una serie di spazi che si affacciano su un cortile, paradiso nascosto che si apre dietro una porta di una trafficata strada romana. Attorno a questa piazzetta interna si dispongono gli studi degli artisti soci, e uno spazio espositivo su modello white-cube la cui missione è proiettata verso la promozione dell’arte, con particolare attenzione verso forme di espressione sperimentali.
Collaborazione importante è anche quella con il compositore Nicola Sani, autore – tra altre cose – della colonna sonora della monumentale installazione La Torre delle Trilogie, opera rivolta al tema della luce, dell’acqua e del colore e sperimentazione della tecnica del montaggio verticale, presentata negli stessi spazi della Galleria d’Arte Moderna nel 2000. Collaborazione con gli artisti, e apertura culturale sono alla base della creatività di Sasso, ma anche lezione e ispirazione per una generazione, quella degli artisti di oggi, destinata a dover combattere l’individualità.
Se la giornata ha favorito una visione d’insieme dell’opera di Mario Sasso, potendone vedere le evoluzioni in maniera sequenziale, così come uno spaccato di storia romana e italiana, la conclusione ha aperto una discussione sull’ipotesi di creare laboratori per arte elettronica, sostegno alla creatività e della sperimentazione con i nuovi linguaggi. In Italia, questo significherebbe investire in quanto di più prezioso questo paese possegga: la cultura. Per l’Italia nel mondo significherebbe mettersi al passo con molti paesi Europei e con l’America, per dirne alcuni, che già da tempo hanno capito l’importanza della ricerca e dei nuovi linguaggi tecnologici, tanto come strumento applicativo, quanto come potenziale creativo.
Immagini
Mario Sasso, Teli e Pacchi, mostra Urban Life, ph7 Gallery, Roma 2008 (1) Mario Sasso, Le città continue, video-stills, 2000 (2) Mario Sasso, Telecamera su Roma, Galleria comunale d’arte moderna, 1999 (3) Mario Sasso, Sigla Tg3, realized for the news of RAI’s channel 3, soundtrack by Brian Eno (4) Count down, still-sequence recently realized as an homage to Paolo Rosa, from the series of count downs realized for RAI- Radio Televisione Italiana in 1990, courtesy Mario Sasso (5) Mario Sasso, Torre delle Trilogie, 1997-98, presented in the same venue at the GNAM- Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Rome in 2000.
[1] M. Sasso, in Francesca Gallo, Mescolare i codici, cercare nuovi linguaggi. Intervista a Mario Sasso, in F. Gallo e C. Zambianchi (a cura di), «L’immagine tra materiale e virtuale. Contributi in onore di Silvia Bordini», Saggi di storia dell’arte, Campisano Editore, Roma 2013, p. 160