Tutto è musica o musica potrebbe farsi se solo noi sapessimo la parola capace di liberare la nascosta armonia delle cose. Così scriveva un poeta romantico tedesco Joef Karl Benedikt von Eichendorff, esprimendo un sentire ed una convinzione della sua epoca:
Schläft ein Lied in allen Dingen, Die da träumen fort und fort. Und die Welt hebt an zu singen, Triffst du nur das Zauberwort. [Dorme una canzone nelle cose abbandonate Che continuano a sognare di essere ascoltate Le sinfonie della Terra risuoneranno Se troveremo la parola magica]E’ nella letteratura romantica nordeuropea che l’arpa eolica diviene emblema del concetto stesso di arte e poesia. Strumenti a corde suonati dal vento erano già presenti nelle società primitive (come ci descrive Thomas Norlind nel suo «Systematik der Saiteninstrumente»), ma l’arpa eolica moderna pare essersi diffusa fra la metà del Settecento e la prima dell’Ottocento soprattutto in Inghilterra, Germania ed Alsazia. Ne approfondì lo studio il musicista francese Kaster, racchiudendolo poi nel saggio «L’Harpe d’eole et la Musique cosmique. Etudes sur le rapports des phénomènes sonore del la nature avec la science et l’art, Paris, 1856»[1]. Fu invece il dottissimo gesuita Athanasius Kircher, esperto in ogni campo dello scibile, il primo a parlare dell’arpa eolica come la conosciamo noi: nella Musurgia Universalis (Roma, 1650) parla di una «macchina armonica automatica» in grado di produrre suoni per i soli mezzi di aria e vento, con una cassa di risonanza in legno di pino per 5 palmi di lunghezza, 2 palmi di larghezza e uno di profondità. Descrizione dettagliata che pare valere tuttora per le arpe di Matteo Nasini, artista romano che indaga il canto del vento prodotto sulle arpe eoliche da lui stesso costruite. Incanto e magia, armonie ispirate da un effimero che attraversa paesi e suona invisibile. Un’armonia esotica calata nelle spiagge di Maccarese (Fiumicino) sabato 13 settembre.
Si è trattato di un happening organizzato in collaborazione con la Galleria Operativa e NERO. Occasione di ascolto e di presentazione di «The Sudden Gust», nuova edizione dell’artista composta da un vinile e da otto stampe di grandi dimensioni. Il primo raccoglie differenti tracce sonore registrate negli anni dall’artista che ha installato le arpe in differenti luoghi e condizioni acustiche. Le seconde mostrano architetture sonore disegnate dal vento.
Vento come musico che influenza la produzione di suono, in base alle sue caratteristiche (provenienza, direzione, intensità). L’ascolto del vento è la risonanza – personale e soggettiva – della sua forma che incontra la materia di un’arpa. E’ «l’eco della figura nuda risonante nella profondità aperta» per dirla alla Nancy[2]. In quanto eco non è mai un esserci, ma sempre uno sviluppo, una penetrazione, una presenza in rimbalzo, un rinvio di cieli lingue paesaggi culture. Un’eco capace, dunque, di generare un luogo sonoro diverso a secondo degli spazi in cui è di volta in volta inserita.
Matteo-nasini – Centocordo
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Ascoltare la melodia del vento mette in subbuglio una certa idea di gerarchia cosmica conoscitiva e l’ascolto diviene una conoscenza partecipativa. L’ascolto di un senso possibile, l’impressione sui nostri sensi di un segno esterno e, di fatto, l’ascolto di una presenza passata che suona da sé. Suonatore dalle svariate lingue, nomade e imprevedibile, senza uno spartito da seguire, l’elemento aria afferma il suo dominio nella transitorietà.
Nulla a che vedere con l’armonia classica, ma melodie altrettanto dolcissime, che ricordano il canto delle Sirene per il rapimento e l’estasi che generano. Melodie che sono l’apparenza dell’elemento aria. La musica della natura, al di là del mondo urbano ipertecnologico, frenetico e vittima dell’industrializzazione. Come nel primo Ottocento quando Bloomfield scriveva versi di lode per questo strumento, capace di sottrarlo e renderlo dimentico degli effetti del mondo inglese industrializzato.
Matteo-nasini – ala
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Nei secoli l’arpa eolica si è affermata quindi ispiratrice, musa di segreti viaggi mentali che dall’orecchio si propagano in tutto il sistema sensoriale e annullano la distanza fra noi e l’universo. Il poeta romantico addirittura giunge ad identificarsi con essa, poiché, come l’arpa, è mosso da un soffio che non gli appartiene ma che lo domina e lo fa riecheggiare[3]. Molteplicità di soffi per suoni molteplici. E sonorità più sublimi e divine di quelle che mano umana potrebbe produrre.
«Ah me! what hand can touch the string so fine? Who up the lofty diapason roll Such sweet, such sad, such solemn airs divine» James ThompsonScriveva lo scienziato Georg Christoph Lichtenberg: «Non appena il vento si leva un poco si sviluppa una molteplicità di suoni meravigliosi, che supera ogni descrizione. Assomigliano alla dolcezza di un canto di cori lontani, che sorge per poi svanire a poco a poco, e in generale più al divertimento armonico di esseri eterei, che ad un prodotto dell’arte umana».
[1] Per leggerne http://www.windmusik.com/html/kastner/kastframe.htm
[2] Jean Luc Nancy, All’ascolto, Raffaello Cortina Editore, 2004, p. 8.
[3] Analogia evidente in The Eolian Harp di Coleridge e Essay on Cristianity di Shelley (1815)
Immagini
(cover) Matteo Nasini, «The Sudden Gust», artist’s edition ( vinile e otto large-format prints), curato da Valerio Mannucci, direzione artistica di Francesco de Figueiredo, pubblicato da NERO in collaborazione con Operativa Arte Contemporanea (1 -2), Matteo Nasini, «Sudden Dust», Mare Nostrum. Progetto Arca, happening con le arpe eoliche installate sulla spiaggia di Maccarese, Fiumicino (Italia), 13 settembre 2014, (3) Matteo Nasini, «The Sudden Gust», artist’s edition (vinile e otto large-format prints), curato da Valerio Mannucci, direzione artistica di Francesco de Figueiredo, pubblicato da NERO in collaborazione con Operativa Arte Contemporanea.