Correva l’anno 1976 quando al Parco Lambro di Milano quella che verrà definita la gioventù proletaria organizzò un festival musicale pop in uno spazio pubblico urbano. Se Woodstock è diventato ormai l’icona del raduno giovanile a sfondo culturale, simbolo di un’epoca di idealismo e lotte sociali, possiamo dire che, in misura minore e tardiva, il Festival del Parco Lambro ne è uno dei corrispettivi italiani.
Sullo sfondo di una città in pieno fermento culturale e politico, si muovevano giovani impegnati nelle lotte sociali: omosessuali alla ricerca del loro spazio al di là dei pregiudizi, giovani donne desiderose della completa emancipazione e ovunque giovani tra i 20 e i 30 anni che mescolavano psichedelìa hippy e politica. Ma soprattutto vi erano i musicisti. Essi si muovevano entusiasticamente al confine tra la strumentazione rock tradizionale, folk e cantautorale, e le straordinarie possibilità offerte dall’elettronica. Questa nuova generazione di italiani avanguardisti si faceva promotrice di nuove visioni: la musica, il linguaggio universale, stava mutando forma velocemente, ma restava veicolo prediletto di promozione sociale e culturale.
Gli Area propongono un esperimento musicale inedito: Caos parte II con l’idea di sfruttare il potenziale umano e aggregativo dell’evento per generare musica elettronica. Durante uno dei tanti concerti due lunghi fili elettrici vennero portati tra la folla, entrambi collegati ad un sintetizzatore che trasmetteva una sequenza di suoni semi-casuale ad ampiezza limitata.
I cavi funzionavano da trasmettitori e modulatori di frequenze sonore, che variavano a seconda della quantità di corpi con la quale i cavi venivano in contatto. Ogni persona, quindi, invitata a toccarli, chiudeva il circuito elettrico: più mani si toccavano più aumentava il caos di suoni. Non fu facile, racconta il tastierista Patrizio Fariselli 1, convincere la gente a toccare un filo elettrico scoperto. Così come non fu facile evitare polemiche, tafferugli e scontri tra partecipanti e cittadini contrariati e conservatori, prefigurando quella che da lì a poco sarebbe diventata lotta armata, la cui deriva violenta e incontrollabile avrebbe prodotto terrorismo e messo da parte dialogo e partecipazione.
Sappiamo come la storia si sia poi sviluppata e possiamo ben identificare, oggi, l’eredità e le conquiste sociali che dobbiamo alla lotta di quegli anni, così come la componente di disillusione e fallimento del sogno rivoluzionario. Tuttavia è motivo prezioso di riflessione guardare all’esperimento del Parco Lambro come un esempio di fenomeno aggregativo nel quale l’arte, musicale nello specifico, si faceva non solo promotrice di messaggi sociali che partivano dal basso, ma anche di impavida sperimentazione nella società italiana, da sempre ostica nel recepire le poco rassicuranti novità. Si ricordi inoltre – gli studiosi dell’ambito new media hanno trattato diffusamente l’argomento – come il concetto di ‘piazza’, intesa come agorà nella quale si realizzava la partecipazione politica e lo scambio tra individui, sia passata dall’essere reale a virtuale, sostituita quasi del tutto da Internet. Molteplici sono infatti gli artisti della Net.art 2, che fin dagli anni Novanta hanno evidenziato il fenomeno collaborativo della rete col suo carattere pseudo-democratico, talvolta mettendo persino in atto le tecniche di guerriglia reali alla cosiddetta Infowar. I musicisti del Parco Lambro, come vati moderni, furono i portavoce intellettuali e popolari di istanze sociali urgenti in quel momento storico in Italia, mentre l’evento aggregativo fungeva da coadiuvante per le sperimentazioni artistiche, molto prima dell’avvento del web.
[1] «Nudi Verso La Follia», Festival di Parco Lambro 1976 film/documentario di Angelo Rastelli. Patrizio Fariselli illustra l’esperimento Caos parte II dal min. 39’14’’.
[2] Un esempio è AgoraXchange di Jackie Stevens (http://www.agoraxchange.net/), l’opera net della collezione Intermedia Art della Tate Gallery di Londra, cominciata nel 2004. Gli utenti della rete erano invitati, in forma ludica, a partecipare come cittadini virtuali alla costituzione di uno stato ideale, discutendo reali questioni politiche e sociali. Il risultato finale non era solo un sito di tipo collaborativo (sulla scia di Wikipedia, il collaborative website per eccellenza), ma soprattutto approfondire problemi reali in una piazza virtuale dove ritrovarsi, dibattere, esercitare il diritto di voto.
immagini (tutte) Festival del Parco Lambro, Milano 1976, photo via (video) “Nudi Verso La Follia” – Festival di Parco Lambro 1976 film/documentario di Angelo Rastelli. Patrizio Fariselli illustra l’esperimento Caos parte II dal min. 39’14’’.