Per il ciclo Palazzo Strozzi Contemporaneo – a cura di Elena Magini – Bianco-Valente hanno proposto l’installazione ambientale site specific Tu sei qui, per ripescare i territori dell’aura e offrire uno spettacolo unico, esclusivo, irripetibile.
Da qualche tempo, ormai da qualche decennio, Bianco-Valente attraversano il quotidiano per proporre lavori sempre più aperti al dialogo e alla confluenza di storie che dal singolare volgono lo sguardo verso il corale, il plurale, il polifonico. Basta pensare a Relational Domain (2005), alla teoria dei piccoli mondi racchiusa nelle mani luminose di Relational (2007), alle varie declinazioni di Costellazione di me (2010-), a Attraverso le parole (2011) o ai più recenti procedimenti estetici di natura extrapedagogica – Come il vento (2013) e Campo visivo (2014), accanto alle manovre aperte in Basilicata (a Latronico) con l’Associazione Vincenzo De Luca, ne sono alcune – per avvertire la purezza di un sentimento che accarezza le cose della realtà, per assaporare la chiarezza di una poetica che si nutre, appunto, di communitas.
A questo stesso percorso riflessivo – un percorso affettuoso, amorevole, premuroso, protettivo – appartiene anche Tu sei qui. Passaggi, Transiti, Deviazioni, un nuovo entusiasmante viaggio collettivo e connettivo che rivitalizza il cortile di Palazzo Strozzi con un parallelepipedo specchiante bifronte (sulle cui superfici è possibile leggere l’indicazione TU SEI QUI) e un istogramma luminoso (disegnato da una serie di luci proiettate sul suolo): felice metafora, quest’ultimo, di possibili scie personali, di traiettorie, di impronte, di solchi, di tracciati che portano ad un determinato luogo.
Tu sei qui dialoga direttamente con il pubblico, con a sua presenza – ricercata, richiesta, desiderata dall’artista – necessaria a costruire una narrazione che annulla il viaggio solitario della vita per dar luogo ad un programma estetico sempre più raffinato e dialogico, lirico e delicato, luminoso e leggero. Lo spettatore è invitato, infatti, a nutrirsi di una esperienza reale, a vivere in prima persona l’evento, a ritornare, attraverso l’arte, all’unicità del proprio itinerario quotidiano. Ma anche per scegliere di essere davvero in un preciso angolo di mondo, per degustare l’unicità dell’opera, per partecipare ad un evento (singolare e collettivo), per specchiarsi e riconoscersi sulla superficie riflettente di un’opera che esorta, via via, a snocciolare la leggerezza dell’esserci, a «spostare la riflessione sulla natura complessa del reale» (Magini), a ritrovare il seme della irripetibilità, a recuperare l’onda lunga dell’hic et nunc. A quella perdita dell’aura, avvertita da Valery e da Benjamin, che caratterizza molta arte del XX secolo, Bianco-Valente contrappone, allora, con grande maturità intellettuale, la pura nostalgia d’un ritorno al proprio corpo, al proprio vissuto, al proprio respiro, alla propria spietata, meravigliosa, inevitabile fisicità.
«Tu sei qui», Bianco-Valente, a cura di Elena Magini a Palazzo Strozzi, Firenze (11.12.2014 – 25.01.2015)
Immagini (tutte), Bianco Valente, Tu sei qui, Palazzo Strozzi, 2014, photo by Martino Margheri